I paesi dello spazio post-sovietico continuano ad essere considerati in maniera pregiudizievole, dipinti come delle semplici fonti di manodopera a basso costo e come delle economie eternamente in via di sviluppo, ma la realtà è che nuove reti di potere stanno sorgendo nel cuore dell’Europa post-comunista e a guidare queste dinamiche di cambiamento è la Polonia, ormai categorizzabile a pieno titolo come una piccola potenza regionale in ascesa.
Verso l’integrazione energetica
Aprile si è rivelato un mese intenso e carico di novità per l’area baltica. I lavori per una maggiore e più profonda integrazione dei mercati di Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania, procedono a tutto spiano e non sono stati fermati dall’arrivo del Covid19, come una serie di eventi dimostra.
Nei giorni scorsi i paesi baltici e la Finlandia hanno pattuito di realizzare un mercato comune per il gas, mentre a inizio mese è entrato in vigore l’accordo siglato a novembre dell’anno scorso fra la Polskie Górnictwo Naftowe i Gazownictwo (PLGNiG), l’ente nazionale polacco degli idrocarburi, e la Klaipedos Nafta (KN), l’omologa di Vilnius, per lo sfruttamento esclusivo della stazione di ricarica per il gas liquefatto naturale (LNG) di Klaipėda (Lituania).
La PLGNiG ha acquisito le competenze necessarie nel settore del LNG, anche per merito di una forte collaborazione con gli Stati Uniti, e adesso le sta mettendo a disposizione dei quattro paesi con l’obiettivo di migliorare la loro l’interconnessione energetica.
Come ha spiegato Darius Šilenskis, l’amministratore delegato della KN, “Siamo ottimisti sul fatto che la cooperazione fra KN e PLGNiG contribuirà in modo significativo a rafforzare il mercato regionale di LNG. Insieme ai nostri partner, ci batteremo per intensificare il suo sviluppo, che garantirà opportunità per prezzi più competitivi e permetterà al LNG di essere largamente utilizzato dai consumatori degli stati baltici, della Polonia nord-orientale e dell’Europa centro-orientale”.
Le capacità della stazione di Klaipėda sono ridotte, dispone di cinque navi-cargo dal carico massimo di 2mila e 250 tonnellate di gas liquefatto ciascuna e di due stazioni di ricarica che possono essere utilizzate simultaneamente. Ciò che conta, però, non è la capacità in sé quanto il fatto che la collaborazione fra i governi abbia permesso che entrasse in funzione per uno scopo condiviso, nel nome dell’interesse collettivo.
Il governo di Vilnius vorrebbe fare di Klaipėda un terminale regionale per i carichi di LNG in arrivo dagli Stati Uniti, e da altri paesi, con cui rifornire l’Europa centro-orientale. Fra il 2018 ed il 2019 la domanda regionale di LNG è aumentata del 45%, e la prospettiva è che la collaborazione con la PLGNiG possa rafforzare questa tendenza, fungendo da complemento ideale per un altro progetto, molto più ambizioso: il gasdotto baltico.
Quest’ultimo, i cui lavori dovrebbero iniziare a breve, con il beneplacito e i fondi dell’Unione Europea, fungerà da corridoio di trasporto per il gas norvegese a Varsavia, che a sua volta lo ri-direzionerà verso i paesi baltici e dell’alleanza Visegrad, riducendo in maniera sensibile i prezzi e, soprattutto, la dipendenza energetica da Mosca. Proprio questo mese, il giorno 22, l’amministrazione della Pomerania occidentale (Polonia) ha dato semaforo verde al permesso di costruzione per la parte polacca del gasdotto, portandone a compimento il capitolo burocratico e avvicinando la data di apertura dei cantieri.
Gas a parte, i quattro paesi stanno lavorando anche alla sincronizzazione delle loro reti elettriche, e sono in fase di realizzazione dei progetti nel campo dell’energia eolica.
Gli altri settori in cui si collabora
I paesi baltici e la Polonia sono sempre più legati anche dal punto di vista della rete infrastrutturale: autostrade, linee ferroviarie, collegamenti aerei. La tratta più utilizzata per il trasporto merci internazionale, ma anche per i semplici movimenti transfrontalieri, è la cosiddetta “via baltica“, che attraversa l’intera regione, collegando Tallinn alla Polonia settentrionale.
La maggiore integrazione delle quattro economie ha portato all’aumento del traffico sulla via baltica, che sta rapidamente raggiungendo il punto di saturazione (i rallentamenti a causa della congestione sono sempre più frequenti), perciò una parte del mini-piano Marshall per i paesi dell’Iniziativa dei Tre Mari annunciato a febbraio dall’amministrazione Trump andrà al suo potenziamento: nuove strade, allargamento e miglioramento di quelle esistenti, focus sulle tratte ferroviarie. Riguardo quest’ultimo punto, i quattro paesi stanno lavorando anche alla realizzazione del collegamento internazionale “Rail Baltica”, ritenuto di importanza strategica anche dall’Ue.
Il 28 novembre dell’anno scorso è stata invece annunciata la nascita del Fondo Baltico, da un’iniziativa dei principali think tank dei quattro paesi, dal quale verranno estratte le risorse necessarie per portare avanti ed approfondire i legami economici ed energetici, ma anche per finanziare attività di cooperazione nella sicurezza e negli affari militari e nella condivisione e nel trasferimento di capitale sociale e conoscenza. L’aspettativa è che il fondo, nel lungo periodo, possa contribuire ad ampliare l’integrazione delle economie e delle società dei quattro paesi.
Ultimo, ma non meno importante, è il partenariato messo in piedi nel campo della sicurezza e che ha portato, a fine 2019, all’entrata in funzione di un corpo di spionaggio comune, l’Intelligence Fusion Cell delle forze operative speciali baltiche, per migliorare il potenziale deterrente nei confronti di Mosca, unendo gli sforzi nella sorveglianza di massa e velocizzando lo scambio di informazioni.